RICHARD CARAPAZ

Vamos Richie

L’atleta del team Movistar, Richard Carapaz è stata la sorpresa del Giro d’Italia, diventando il primo ecuadoriano a vincere uno dei tre Grand Tour del ciclismo più importanti al mondo. Appena alla sua terza stagione da professionista nel World Tour, non si è fatto sopraffare dalla pressione, dagli aspri percorsi e dal tempo avverso.

Nato al confine tra Ecuador e Colombia, “Richie” Carapaz è cresciuto a 3,068 metri di altitudine nell’aria più rarefatta. Tra i molti primati conquistati del ventiseienne, Carapaz è il vincitore di un Grand Tour nato più ad alta quota nella storia, anche più del suo compagno di squadra colombiano Nairo Quintana. Forse questa vittoria italiana è in parte dovuta all’aria rarefatta di casa sua, sebbene ormai viva e si alleni a Pamplona, nel nord-ovest della Spagna, per gran parte dell’anno.

Carapaz ha creato un precedente diventando il primo ecuadoriano a vincere il Giro - o uno dei tre Grand Tour - ma è stato il "primo" anche in molte altre cose per gran parte della sua carriera. È stato il primo ecuadoriano a finire la Vuelta a España, il primo ecuadoriano a vincere una tappa del Giro d'Italia nel 2018, il primo ad indossare la maglia del miglior giovane del Giro, il primo ecuadoriano a guidare un Grand Tour e così via. E ora ha rivendicato uno dei più grandi premi del ciclismo mondiale.

"Quello era il primo segnale che il lavoro svolto finora stesse dando i suoi frutti. È stato un traguardo, ed ho dimostrato di essere in forma per il Giro"

Il suo arrivo all’Olimpo del ciclismo è stato una sorpresa per molti - non era stato citato come favorito nel pre-Giro - ma i segnali erano chiari all’occhio di un acuto osservatore. "Ho iniziato ad allenarmi per il Giro in ottobre, dopo aver finito la Vuelta a España. Ne ho discusso con la squadra e con il mio allenatore, e la mia stagione 2019 era focalizzata al 100% sul Giro. Non c'era stato dubbio alcuno sulla mia partecipazione al Tour di quest'anno ", ha spiegato Carapaz. Il fatto che avesse concluso al quarto posto assoluto nel 2018 sembrava essere sfuggito a tutti, e infatti gli esperti avevano previsto che sarebbe stato Mikel Landa a guidare il team Movistar. Una vittoria di tappa, ed un successo generale alla Vuelta nelle Asturie di maggio, avrebbero dovuto essere di monito per i rivali. "Quello era il primo segnale che il lavoro svolto finora stesse dando i suoi frutti. È stato un traguardo, ed ho dimostrato di essere in forma per il Giro ", ha spiegato.

Alle spalle della vittoria di Carapaz c'è però anche un altro primato. Carapaz è il primo vincitore di un Grand Tour ad essere allenato da una donna, la spagnola Iosune Murillo.

Quando Carapaz si unì alla squadra dilettantistica di Movistar, Equipo Lizarte, questa aveva sede a Pamplona, e come tecnico gli fu assegnata la Murillo. "Lavoro con Iosune da quattro anni ormai", ha spiegato Carapaz, "siamo sempre in contatto a Pamplona, parliamo quasi tutti i giorni al telefono e, quando sono in Ecuador, utilizziamo WhatsApp o Telegram. Abbiamo un ottimo rapporto, chiacchieriamo, discutiamo, non si tratta solo di guardare ai risultati".

"Quando ho attaccato il mio pensiero era di vincere la tappa e, magari, conquistare la maglia per un paio di giorni, ma poi le tattiche all'interno della squadra sono cambiate e abbiamo iniziato a pensare, 'OK, perché non vincere il Giro intero”?

L'attacco in solitaria del ventiseienne alla 14° tappa, con ancora ventotto difficili chilometri prima di raggiungere il traguardo alpino di Courmayeur, lo ha visto superare rivali di un certo calibro, che altro non potevano se non guardarlo arrampicarsi agevolmente sul Colle San Carlo e imporsi come leader della corsa. "Quando ho attaccato il mio pensiero era di vincere la tappa e, magari, conquistare la maglia per un paio di giorni, ma poi le tattiche all'interno della squadra sono cambiate e abbiamo iniziato a pensare, 'OK, perché non vincere il Giro intero”?

Inizialmente il vantaggio da difendere era esiguo ma è notevolmente cresciuto prima in Lombardia, e poi nelle Dolomiti, diventando un imponente distacco dopo le prove a cronometro, per trionfare infine all'Arena di Verona dove, dopo 3.546 chilometri di fatiche, si è concluso il Giro d'Italia. Carapaz è salito sul podio nell'antica arena romana al fianco di Vincenzo Nibali e Primoz Roglic. Carapaz a questo punto sarebbe giustificato se mirasse ancora più in alto, in quanto mai più prenderà il via ad una gara con l’etichetta di "sconosciuto".

"Sapevamo fin dalla partenza che il tempo non sarebbe stato dalla nostra parte quindi eravamo ben attrezzati."

Carapaz ed i suoi sette compagni di squadra –il team Movistar che ha anche vinto il premio a squadre – hanno indossato abbigliamento Endura durante le tre settimane di gara che, per molte delle tappe montane, sono state afflitte da freddo e pioggia, le condizioni più difficili per i ciclisti e per l'abbigliamento del ciclismo da strada . Scalare sotto la pioggia altitudini che sfiorano i 2.000 metri per poi scendere a valle e salire nuovamente, richiede abilità estreme sia all'uomo che ai materiali. Endura sponsorizza e sviluppa l’abbigliamento da gara per il team nel World Tour da sei stagioni, e fornisce tutto il necessario per la performance agli atleti. Mentre gli altri ciclisti in gara tremavano dal freddo a causa del tempo avverso, i corridori Movistar indossavano maglie da gara 'invernali' Endura - una delle tre opzioni disponibili per la squadra - e anche le giacche Pro SL. "La pioggia era battente fin dall'inizio e le strade fangose, ma faceva caldo, poi c'è stato un calo drastico delle temperature sul Mortirolo e gli ultimi tre chilometri in salita sono stati piuttosto freddi. Sapevamo fin dalla partenza che il tempo non sarebbe stato dalla nostra parte quindi eravamo ben attrezzati. " Con il termine “ben attrezzati” intendiamo dire che Carapaz ed il resto della squadra avevano potuto richiedere una speciale consegna pre-gara di abbigliamento, che includeva i capi intimi invernali Endura, ideali per il previsto calo di temperature sul passo del Mortirolo a 1861 metri.

"Prendiamo le misure degli atleti a novembre e, se perdono un po’ di peso durante la stagione, apportiamo le dovute modifiche..."

Tuttavia, quando Carapaz è andato in testa alla gara, ad Endura è stato richiesto di realizzare ulteriori capi su misura con un preavviso piuttosto breve. Il fatto che egli fosse al comando proprio quando il Giro si trovava tra i monti in tempesta, ha reso l’operazione non proprio agevole, nonostante la produzione dei materiali fosse relativamente semplice. Una serie di ostacoli che, tuttavia, Endura ha superato abilmente e, né i capricci del servizio postale italiano, né le festività del British Bank, sono riusciti a ritardare la speciale consegna all'hotel del team Movistar. Il team tecnico del quartier generale di Endura a Livingston conosce i dettagli delle specifiche esigenze di ogni ciclista, affinché ogni corridore abbia i suoi scalda braccia, scalda ginocchia e scalda gambe personalizzati. "Prendiamo le misure degli atleti a novembre e, se perdono un po’ di peso durante la stagione, apportiamo le dovute modifiche" ha spiegato Alison Moodie, Operations Manager di Endura.

I bisogni di Carapaz erano, in realtà, relativamente semplici: bande rosa sui pantaloncini Pro SL della squadra, alcune paia di calzini rosa in abbinamento alla "maglia rosa" e, i più complicati di tutti da realizzare, alcuni guanti personalizzati marchiati Movistar, rosa, che –al momento- non fanno parte del corredo standard del team. Tuttavia, data la vittoria di Nairo Quintana nel 2014 e ora anche di Carapaz, non sarà forse arrivato il momento di aggiungere un nuovo colore alla gamma cromatica delle repliche Endura del team Movistar?

FOOTNOTESTranslated by Elena Cavarero, Photos by Bettini Photos, Sean Hardy & Eilidh McKibbin.